Le origini
Situato nel centro storico dell’Aquila, Palazzo Ardinghelli narra la storia di una grande città per cultura e splendore. Nella facciata sulla piazza si conservano i resti delle murature di almeno tre epoche diverse, come il pregevole portale gotico, completo dei cardini in pietra.
Tra il Quattrocento e il Seicento, si assiste alla progressiva riconfigurazione degli spazi del palazzo, grazie alle famiglie nobili che progressivamente si insediano a L’Aquila: le preesistenze vengono inglobate in un insieme sempre più esteso che costituisce lo spazio della piazza e della Chiesa di Santa Maria Paganica, capo-quarto aquilano. A questa fase appartengono inoltre alcuni antichi passaggi cunicolari interni alle mura del palazzo insieme a resti di affreschi che il recente restauro ha riportato alla luce.
L’edificio
Sulla sinistra dell’ingresso e dell’esedra, troviamo lo scalone monumentale che conduce al piano nobile. Sulla volta, i dipinti del Damini raffigurano i quattro continenti: Europa, Asia, Africa e America.
Seguendo un percorso ad anello intorno alla corte, si incontrano una serie di saloni di rappresentanza, impreziositi dai camini decorati a stucco e dalle volte affrescate, per continuare con una moltitudine di ambienti che conservano alcune pregiate tracce dell’appartato ornamentale, andato perduto in gran parte a causa del terremoto del 2009.
Il percorso culmina nella piccola cappella di famiglia, il cui spazio avvolgente invita a orientare lo sguardo verso l’alto, portando all’attenzione la delicata decorazione raffigurante la colomba dello spirito.
All’esterno, la facciata dell’edificio contrappone all’imponenza monumentale della pietra, la linearità raffinata della partitura intonacata, movimentata dagli ornamenti lapidei aggettanti, dai marcapiano, dal cornicione, dall’apparato finestrato e dalla più recente balconata; particolari che vanno ad evidenziare la dinamica chiaroscurale tanto ricercata dal gusto dell’epoca.
Il restauro
Su un fabbricato che era già particolarmente vulnerabile, le violente sollecitazioni del terremoto del 2009 hanno avuto effetti devastanti e prodotto, oltre ad un diffuso e gravissimo quadro di danneggiamenti dell’apparato decorativo e artistico, il crollo della maggior parte delle coperture, delle superfici voltate del piano nobile e estese porzioni delle murature portanti.
Sulla facciata principale, le esigenze di rinforzo strutturale hanno previsto anche un intervento di conservazione e restauro del delicato intonaco settecentesco a stucco-lustro, rarissimo esempio dell’edilizia aquilana.
Gli spazi espositivi
L’approccio progettuale è stato finalizzato ad ottenere una struttura rinnovata e allo stesso tempo coerente con quella originaria, in grado di accogliere i visitatori e rendere il museo parte integrante dei percorsi urbani: con la riapertura della interna come attraversamento tra via Garibaldi e piazza Santa Maria Paganica, l’edificio dona alla città un camminamento di pregiata qualità architettonica.
La splendida prospettiva permette di percorrere, nel piano nobile, un itinerario di tipo radiale che utilizza la corte del fabbricato come elemento fisico attorno al quale si sviluppa la visita.
Di grande rilievo è il progetto illuminotecnico, studiato per garantire la massima flessibilità agli spazi espositivi; a tale scopo è stato concepito un blindo in fibra di carbonio che consente di connettere e disconnettere proiettori con differenti caratteristiche fotometriche, in funzione agli specifici effetti e compiti visivi richiesti dai vari allestimenti museali.