Abbracciato dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Santo Stefano di Sessanio è un comune in provincia di L’Aquila di 114 abitanti, il cui borgo sorge intorno ai 1.2000 m.s.l.m.
Il toponimo ha origini lontane, datate tra l’XI e il XII secolo, derivante dalla costruzione del paese nei pressi di un insediamento chiamato Sextantio, ad indicare la distanza di sei miglia romane da Peltuinum, rilevante crocevia dei traffici romani. Nel XIII secolo, il borgo appartenne alla Baronia di Carapelle, divenendo successivamente possedimento dei Piccolomini. Nel 1474, sotto gli Aragonesi, si verificò un forte sviluppo della pastorizia e della transumanza, migrazione stagionale delle greggi tra l’Abruzzo e la Puglia.
Il borgo passò poi nelle potenti mani della casata medicea: è proprio sotto il dominio di Francesco de’ Medici che visse il suo massimo splendore, soprattutto grazie al commercio della lana “carfagna”, filato grezzo prevalentemente usato per il saio dei monaci, prodotta a Santo Stefano e lavorata a Firenze.
In tempi più recenti, nel 1994, Santo Stefano di Sessanio si presta inoltre come sfondo del grande schermo: Giuseppe Tornatore, dichiarando più volte il suo attaccamento a questa terra, vi gira alcune sequenze del film “Una pura formalità”, insieme ai due grandi attori francesi Gérard Depardieu e Roman Polański.
Il borgo medievale e la sua torre
Perdendosi nelle stradine di Santo Stefano di Sessanio, si assiste ad un vero e proprio viaggio nel passato: il centro storico, perfettamente conservato, regala a chi vi passeggia un esemplare scorcio di epoca medievale, con edifici costruiti in pietra calcarea bianca. Caratterizzato dalla struttura del borgo a nido d’aquila, Santo Stefano di Sessanio incanta i visitatori con la sua unicità, le stradine lastricate e un’atmosfera che sembra sospesa nel tempo. Il borgo, fortificato, ha una configurazione ellissoidale e le abitazioni sembrano essersi sviluppate seguendo un disegno di cerchi concentrici che hanno come centro la torre medicea. Tra strade, scalinate, selciati tortuosi e stretti vicoli, si attraversano percorsi quasi segreti, ornati da piccole botteghe di artigianato che offrono prodotti tipici quali la lana, lavorata ancora seguendo metodi tradizionali, e ceramiche dipinte a mano.
Il nucleo centrale è dominato da un’imponente torre merlata che si presuppone esistere sin dall’epoca normanna, costruita con fini di avvistamento e controllo del territorio circostante. La torre, caratterizzata dall’inconfondibile stile rinascimentale fiorentino, presenta una pianta cilindrica, in pietra concia locale, con finestre per le balestre e caditoie. Alta circa 20 metri, domina in modo suggestivo l’interezza del borgo.
Con il terremoto del 2009, la torre ha subito ingenti danni e solamente nell’aprile del 2021 è stato completato il restauro della costruzione, attraverso un attento recupero dei materiali originali. Conservazione e tutela della storia e della memoria sono stati punti cardine del progetto di ricostruzione per preservarne il valore storico-artistico. Dopo il restauro, all’interno della torre, è stato allestito un percorso divenuto uno spazio narrativo di contenuti espositivi.
Tradizione e gusto: la Sagra della lenticchia
Ogni anno, durante la prima settimana di settembre, il borgo di Santo Stefano di Sessanio ospita la tradizionale Sagra della lenticchia. Il legume, tipico del territorio, coltivato tra i 1300 – 1400m nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, si contraddistingue per il diametro di pochi millimetri e il colore marrone scuro. È una leguminosa caratteristica di quest’area ed è inserita tra i prodotti agroalimentari tradizionali abruzzesi e tra i presidi di Slow Food.
La sagra della lenticchia offre un programma variegato e coinvolgente, pensato per soddisfare grandi e piccoli: le stradine del borgo si animano con bancarelle che espongono e vendono prodotti tipici locali. Gli stand gastronomici sono il cuore pulsante di questa festa, presso i quali è possibile degustare piatti tradizionali a base di lenticchie, accuratamente preparati secondo antiche ricette tramandate di generazione in generazione.
Oltre la celebrazione della lenticchia, questa sagra è un’occasione per immergersi nella cultura locale. Durante l’evento, sono organizzati spettacoli di musica, danze tradizionali e rappresentazioni teatrali che raccontano la storia e le tradizioni del borgo.
Non si tratta di una semplice circostanza gastronomica: è conoscenza e celebrazione della tradizione, della qualità e della comunità, un appuntamento imperdibile per chi ama la buona cucina e desidera conoscere da vicino le eccellenze storico-culturali abruzzesi.
L’oro dei Pastori: La Lana
La produzione della lana a Santo Stefano di Sessanio ha origini antichissime, risalenti a epoche in cui la pastorizia era una delle principali attività economiche dell’Abruzzo: le prime testimonianze documentarie della lavorazione della lana risalgono al Medioevo, quando questo prodotto divenne una merce di scambio importante lungo le vie della transumanza.
Con il dominio mediceo, Santo Stefano di Sessanio conobbe un periodo di grande prosperità economica: i Medici infatti investirono molto sul miglioramento delle tecniche di produzione della lana, contribuendo a sviluppare una vera e propria industria tessile nel borgo, con laboratori e botteghe che si occupavano della filatura e della tessitura.
Oggi, la produzione della lana a Santo Stefano di Sessanio rappresenta un’eccezionale sintesi tra tradizione e innovazione. La tessitura avviene ancora in maniera artigianale, con un telaio a mano, mantenendo viva una preziosa usanza osservabile nelle piccole botteghe che costellano il borgo.
Una sfida non da poco: Sextantio e il borgo diffuso
Il folle visionario Daniele Kihlgren, italiano di origini svedesi, alla fine degli anni Novanta visita a cavallo della sua moto Santo Stefano di Sessanio: è amore a prima vista.
Il progetto Sextantio, che prevede la rinascita di questi luoghi, è una storia affascinante che si intreccia con la concezione e la determinazione di questo imprenditore e la sua idea rivoluzionaria: restaurare in modo conservativo un borgo medievale dimenticato per fare dell’intero paese un albergo diffuso. L’idea comprendere il ripristino dei luoghi così come erano stati lasciati, conservando senza aggiungere, recuperando gli arredi originali e persino le tracce del vissuto umano.
Soggiornare a Sextantio è un’emozione che fa viaggiare nel tempo: ci si scalda con coperte tessute a mano e si dorme su materassi di lana artigianali, il superfluo viene meno e non se ne sente la mancanza.
Il progetto Sextantio ha avuto un impatto significativo sulla comunità locale, creando nuovi posti di lavoro e stimolando l’economia del borgo. La rinascita di Santo Stefano di Sessanio ha attratto turisti da tutto il mondo, desiderosi di vivere un’esperienza autentica. Inoltre, l’approccio di Daniele Kihlgren è divenuto un modello di successo, ispirando iniziative simili in altri comuni italiani.
L’imprenditore ha saputo guardare oltre il degrado e l’abbandono, trasformando una piccola comunità in un esempio di turismo sostenibile che ha riscoperto l’orgoglio per le proprie tradizione e la speranza di un fiorente futuro.